In quell’ambiente raffinato e colto nel quale è cresciuta, tra musica, arte, bellezza e politica, deve aver compreso alla svelta che avrebbe potuto fare tutto ciò che desiderava, ma non senza fatica, pazienza e lungimiranza. Così è stato. È sempre stata unica Carla. Una sorta di numero primo.
C’era troppa energia in quella ragazzina, troppi mondi da esplorare, troppi sogni da rincorrere e moltiplicare. Cominciò dalla superficie, come a ribellarsi alle aspettative, e diventò leggenda nel mondo della moda. Nell’Olimpo delle Muse lei incarnava una certa sfrontata sofisticatezza. Quel corpo sensuale dalle forme adolescenziali, che mai perderà, e quel viso che: “è una tavola bianca sulla quale il make-up artist disegna la donna che vuole”, saranno i suoi strumenti del mestiere per oltre un decennio, quello più luccicante per la moda e per le divinità che lo popolavano, ma non sarebbero bastati a renderla Icona se non fosse stata anche incredibilmente intelligente, arguta, talvolta sfacciata e sempre consapevole.
Tanto da abbandonare le passerelle e le copertine delle riviste alla soglia dei trent’anni, quando tutto quello che si poteva fare era stato fatto: Gianni (Versace n.d.r.) non c’era più e il fenomeno delle Top Model si stava esaurendo. Voleva essere riconosciuta Carla, certo non dimenticata, non ne ha mai fatto mistero. Ma non si conosce mai davvero qualcuno, soprattutto se quel qualcuno assomiglia ad un’araba fenice destinata a rinascere sempre, più forte e sfaccettata. C’era necessità di nuovi stimoli, di nuovi territori da conquistare, di nuova ispirazione. La troverà nella musica, che da sempre avvolge Carla ma che mai, prima dell’abbandono del glam della moda, aveva avuto modo d’esprimersi.