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Mimì e l'amore dato senza riserve

Mimì e l'amore dato senza riserve

Alessandro Nava
Mimì

…“sai, la gente è strana, prima si odia e poi si ama”… cantava Mimì, con tutta la fragile forza che solo i grandi, grandissimi artisti, possiedono. Quelle anime elette e maledette che vengono divorate mentre divorano l’esistenza, lasciando al mondo un segno del proprio passaggio.

Perché questo è il compito ultimo, la missione segreta che ciascun artista cerca di compiere. Mia Martini l’ha compiuta, applicandosi ogni giorno della sua vita. Insuperabile, grandissimo, totalizzante, così sarà ricordato il suo talento interpretativo. Ricordato, perché lei non c’è più. Quando la sua voce unica era tra di noi, vittima della durezza, sua e degli altri, ad un certo punto ha smesso di farsi ascoltare, di farsi guardare, di vivere. Ma non di esistere.

La sua vita è raccontata nelle canzoni meravigliose che ha interpretato e di cui è stata musa ed essenza, mai solamente una cantante e i suoi pensieri impressi nei testi che ha scritto o ispirato. Non c’è stato un solo pezzo cantato da Mimì che lei non avesse davvero sentito e traslato in qualche modo dalla o nella sua vita, come a seguire il famoso aforisma di Oscar Wilde per il quale “la vita imita l’arte più di quanto l’arte non imiti la vita”. Non conosceremmo testi immortali come “Almeno tu nell’universo” o “Piccolo uomo” se non avesse vissuto, amato e sofferto come ha fatto, senza riserve. La grandiosità di Mimì è compresa oggi, oggi che non c’è più, eppure resterà per sempre, immortale, coerente, vincente. Perché ciò che rimane davvero è il talento. A dispetto dei successi costruiti, studiati, imposti o peggio ostacolati, boicottati, quello di Mimì è stato inciso nei e dai cuori della gente, nell’eternità.

Mimì nasce secondogenita di quattro figlie, ma è con una sola di esse, Loredana, che sceglie di unirsi in un percorso umano e artistico tormentato, doloroso ma anche foriero di grande amore. Un altro visionario, inizialmente (ma solo inizialmente) incompreso, Renato Zero, si unì in quegli anni d’esordio alle sorelle calabresi, come a divenire una cosa sola. I tre le provarono tutte, perchè potersi esprimere per loro, come per i veri grandi artisti, era più importante di qualunque altra cosa e meritevole dei più faticosi sacrifici. Fu Mimì ad affermarsi per prima, la sua voce ineguagliabile e quella profondissima sensibilità d’interprete la resero, da subito, una stella. Ma il percorso che sarebbe stato di lì a poco, non fu affatto facile.

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Glorificata e adorata prima dei trent’anni, con esperienze oltralpe possibili solo ai migliori, Mimì cominciò a perdere se stessa poco a poco, fino ad arrivare al punto di scegliere di ritirarsi dalle scene poco più che trentenne, vittima ormai di un’oltraggiosa quanto oscena campagna denigratoria all’interno dell’ambiente musicale, al quale Mimì diede, da subito, moltissimo e nel quale il suo delicatissimo e fragile animo sembrò perdersi. “Vittima dell’ignoranza!” come grida, scrive e canta ancora oggi sua sorella Loredana, Mimì se n’è andata troppo presto. Proprio mentre era tornata, come un’araba fenice risorta dalle proprie ceneri, a regalarci se stessa in pezzi immortali come “Almeno tu nell’universo” e “La nevicata del ’56″.

Mimì ha compiuto il miracolo, la sua missione è stata superata brillantemente. “In faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà… dalle porte della notte il giorno si bloccherà… e un applauso del pubblico pagante lo sottolineerà…” sono le parole scritte da De Gregori in “La donna cannone”, a lei dedicata e da lei cantata con trasporto assoluto e mai eguagliato , che meritano di essere considerate un ritratto perfettamente aderente a Mia. Come, in un modo o nell’altro, quasi tutto il suo repertorio, dall’autobiografico e durissimo “Padre davvero “ a “Quante volte”, fino ad arrivare a “Gli uomini non cambiano”, con cui tornò definitivamente ai trionfi di cui era più che meritevole e che più di qualunque altro testo racconta il disagio e la consapevolezza ormai raggiunta da una donna “troppo grande, grande…grande per sopravvivere in un mondo fatto di uomini piccoli piccoli” (L.B.dixit). La morte di Mia Martini è avvenuta all’improvviso, restando ancora oggi avvolta nel mistero e consegnandoci per sempre il ricordo di una Star lontana da ogni scontatezza, stereotipo o luogo comune. Una donna fuori dal comune, talmente colma di una luce speciale e unica da ispirare, e di cui godere, ancora oggi. Per Mimì più che per chiunque altro prima di lei, la vita è stata artistica sofferenza e la morte un prematuro, ma legittimo, lasciapassare per l’eternità.

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