Qual è stata l’esperienza lavorativa in cui ti sei divertito di più?
Nonostante io abbia un’immagine pubblica super seria, forse anche perché interpreto sempre ruoli austeri, la realtà invece è che a me piace cazzeggiare; non so per quale motivo ho sempre un mare di dramma che mi circonda. Mi sono divertito molto a fare una serie televisiva che si chiama 7 vite, e altrettanto interpretando una serie prodotta da noi che si chiama Lui, lei e gli altri, che per il momento rimane in cerca di distribuzione. Infine non posso non dirti Dance, Dance, Dance, che per me è stata gioia pura, perché amo ballare.
Com’è lavorare in una soap opera?
È una sfida quotidiana: lavorare con una produzione di lunga durata e di qualità come Un posto al sole è davvero impegnativo. Lo dico per il fatto che i ritmi lavorativi sono davvero molto serrati per undici mesi all’anno. Ovviamente artisticamente parlando si rischia di ripetersi, ma se il pubblico ci segue fedelmente dal 1996, vuol dire che qualcosa di buono ci sarà. Posso dire orgogliosamente che ne faccio parte dal 2002, il mio personaggio è morto nel 2007 ed è ricomparso nel 2008. Non amo chi ha un atteggiamento di snobismo nei confronti di Un posto al sole: un prodotto onesto che non ha mai veicolato messaggi di natura ambigua, a differenza di molti altri programmi.
Come hai conosciuto tua moglie?
Ovviamente sul set che condividiamo insieme da molti anni, sembrerà banale ma è proprio andata così. Vivendo e lavorando “in cattività” son cose che succedono, e poi proprio a me che mi ero sempre detto: mai con un’attrice. Invece mi è bastato innamorarmi di Samanta per convolare a nozze.