Gianmarco, sei un ragazzo molto giovane ma hai già recitato in diverse fiction seguitissime. Da dove e quando nasce la tua passione per la recitazione?
Ho iniziato il mio percorso a 17 anni, in Puglia, dove sono nato. Non ho mai pensato in realtà di fare questo mestiere anzi, ho sempre pensato che avrei fatto tutt’altro nella mia vita. Volevo fare il giornalista d’inchiesta e viaggiare ma dopo un po’ di esperienza diciamo che mi è passata la voglia. Così ho iniziato a lavorare nei villaggi turistici e da lì ad apprezzare quello che era il rapporto con il pubblico, il vivere il palco in tutte le sue sfaccettature. Così mi sono iscritto a un laboratorio di teatro a Foggia e, passato un anno, ero pienamente convinto di voler continuare questa strada, come poi ho fatto.
Fare l’attore è uno di quei sogni che tutti abbiamo da bambini, un po’ come fare il calciatore o l’astronauta. Lo era anche per te o questa scelta è arrivata dopo?
La mia è stata un scelta relativamente matura, arrivata attorno ai 17/18 anni e questo ha condizionato molto il modo in cui poi mi sono interfacciato con il mio mestiere: non potevo relegarlo a un semplice passatempo. Fare l’attore è un mestiere complesso e per questo mi riconosco una certa deontologia professionale. Considero la mia professione un canale per trasmettere un contenuto, un valore e un messaggio per questo sono sempre più convinto che l’approccio richieda un certo metodo e una certa dedizione, verso il lavoro stesso e verso il pubblico.
Qual è stato il tuo percorso di studi? Hai frequentato delle scuole di recitazione?
Ho iniziato a studiare lavorando con il piccolo laboratorio teatrale in Puglia, poi ho cercato di accedere alle migliori scuole italiane: ho bussato alle porte della Scuola Nazionale di Cinema, al Centro Sperimentale di Cinematografia, e ho avuto la fortuna di entrarci. Ho studiato lì dai 19 ai 22 anni, è stato il mio primo approccio a questo mestiere, fondamentale direi, perché non credo che si possa fare l’attore senza aver studiato. Ti dirò di più, la domanda successiva dovrebbe sempre essere “perché”: perché vuoi fare l’attore? Se scegli di intraprendere questa carriera devi riconoscere anche il fatto che tu sia un operatore culturale, il fatto che tu abbia un dovere nei confronti del pubblico che ti guarda in televisione o che ti viene a vedere a teatro.