Le immagini che ci circondano oggi sono lontane?
“Insomma, sì. Sono forti, hanno tratti decisi, caratteri talvolta aggressivi. Io voglio restare più tenue. Amo i tratti gentili. In tutto”.
Questa tua mano così leggera viene compresa dai più?
Si, in linea di massima si. Una bella immagine è una bella immagine. Certo è che c’è poca educazione nell’osservare. Osservare con attenzione, si intende. Si prediligono sempre immagini di altra natura rispetto a disegni, quadri e così via…
Nel senso che sono immagini che richiedono maggiore sforzo di comprensione
e questo provoca l’allentamento da parte di un certo pubblico?
“Sì, diciamo di sì. Senz’altro si reputa molto più accattivante una rotondeggiante top model di un quadro di Rubens”.
E fa riflettere questo. Dovrebbe far riflettere…
“Da un lato è inevitabile e legittimo. Dall’altro ci si potrebbe sforzare maggiormente, già nelle scuole, a rendere consapevoli i giovani di ciò che ci circonda. Viviamo in Italia, basta uscire di casa per essere inghiottiti da arte e storia. Invece l’arte è considerata un po’ la Cenerentola. Quella contemporanea non la si affronta nemmeno. Passa completamente inosservata”.
Ed è una grave perdita?
Sì, vengono meno le basi per acquisire disciplina e metodo necessari alla comprensione di questa. Una vita priva di arte e bellezza non riesco nemmeno ad immaginarmela.
Pochi ma buoni. Gli amanti e studiosi dell’arte.
Pochi si. Anche perché in Italia è un percorso difficile da intraprendere.
Però hai lavorato e lavori, quindi è possibile.
Certamente con molto impegno è possibile. Appena uscita dalla NABA ho trovato un primo impiego, proprio come illustratrice. Ho illustrato una collezione di abbigliamento, poi ho collaborato con Glamour Germany e Le Palm Magazine, molto forte negli Stati Uniti. Mi ha contattata perfino un’azienda qui vicino a casa, che non c’entra con il fashion system. Avevano necessità di una lunga storia aziendale tutta illustrata e animata. Le occasioni lavorative ci sono. E importante saperle cogliere.