Dopo Aspettando il telegramma arriverà un importante debutto: quello di Un letto fra le lenticchie, una novità assoluta per il pubblico milanese in scena dal 2 al 13 dicembre all’Elfo/Puccini. Ce lo presenti?
Susan è sostanzialmente una ribelle. Il mondo che la circonda è coatto e vorrebbe liberarsene. È una controtendenza, l’ambiente religioso in cui vive, in quanto moglie di un vicario della chiesa anglicana, le sta stretto, il confronto con altre donne che frequentano la parrocchia è sempre competitivo; lei, Susan, è uno spirito libero e dice sempre pane al pane. Anche la sua critica, ironica, relativa alla religione è comunque sempre pertinente al suo modo di essere e di pensare.
Susan, porta avanti le sue istanze e il suo modo di concepire la vita. Chi sono i bacchettoni che combatte?
La società che la circonda.
Con lo spettacolo Un letto fra le lenticchie vuoi omaggiare la donna, che in questi tempi di oscurantismo è sempre più frequentemente oggetto di violenze e soprusi.
Voglio omaggiare la donna in ogni ambiente. Sono convinto che oggi, negli anni Duemila, non sia Atlante a reggere il mondo bensì una donna. La donna grazie a Dio ha fatto passi da gigante in quasi tutti i campi professionali, culturali e scientifici; l’uomo nella maggior parte dei casi si è seduto sugli allori e si sente superato. La competizione è estrema con, purtroppo, gli episodi che quasi quotidianamente ci fornisce la cronaca.
Stessa domanda di Violet; qual è l’aspetto che ti affascina di più nell’interpretare Susan?
La ribellione.
Come detto, Un letto fra le lenticchie è un debutto. Cosa vorresti che ci portassimo a caso dopo lo spettacolo?
La consapevolezza che forse, con un po’ di giusta ribellione, la società potrebbe essere migliore. E poi che la mia interpretazione di queste donne, vedi Violet e Susan, facciano amare Toracca dall’intero pubblico più di quanto si sente amato oggi.
La dimensione del monologo a te è congeniale. Quant’è importante la parola in un tuo spettacolo?
È tutto, dipendi dalle emozioni che riesci a trasmettere. Lo capisci subito, se non riesci a fare questo vanifichi il tuo lavoro.
Quanto ami la scrittura di Alan Bennett?
Tantissimo, aderisce perfettamente al mio modo di essere: ironia, intelligenza, analisi dei personaggi credo che arricchiscano l’attore.
Domanda cattivella prima di salutarci: gli spettacoli in scena sono due, purtroppo non tutti possono permettersi due serate a teatro per costi e tempo. Quale dei due spettacoli Luca Toracca consiglierebbe di non perdere assolutamente e perché?
Entrambi sono sicuramente meglio della televisione. Per quanto riguarda la questione economica, molti teatri milanesi applicano riduzioni per ogni età. Basta interessarsi. Del resto guardandoci attorno ci sono costi per un happy hours che superano di gran lunga il costo di un biglietto a teatro. Il valore della cultura è inestimabile.
È solo un problema di scelte?
Assolutamente sì.