Marlon Brando: il divo ribelle dalla parte degli oppressi


A cento anni dalla sua nascita, la storia di un’icona del cinema internazionale.
Marlon Brando. La sua fama lo precede, chiunque l’ha sentito nominare almeno una volta, per piĂą di 50 anni, infatti, ha recitato in innumerevoli pellicole di successo. Stiamo parlando di una delle topstar di Hollywood, tra i primi interpreti e fautori del Metodo Stanislavskij negli Stati Uniti. Genio e sregolatezza, le sue interpretazioni hanno dato l’avvio a una nuova scuola rendendolo in poco tempo un innovatore e pilastro dell’Actor’s Studio. Marlon Brando ha il merito di aver rinfrescato una Hollywood vecchia e stantia che, ancora legata ai colossal e ai grandi classici, si era vista dimezzare il suo pubblico.
In quegli anni il cinema classico, ancora legato alle interpretazioni teatrali, era diventato obsoleto e stava affrontando una profonda crisi. Il pubblico del secondo dopoguerra era composto dalle nuove generazioni che avevano bisogno, invece, di vedere personaggi da sentire più vicini alla propria quotidianità . Marlon Brando fu protagonista e fautore del cinema d’avanguardia statunitense. L’intrigante contrasto tra la sua “faccia d’angelo” e la sua virilità machista, diede i natali a un nuovo canone di bellezza rendendolo fin da subito uno dei sex symbol più affascinanti e longevi di sempre.

I primi passi di Bud: il divo ribelle
Marlon Brando nasce il 3 aprile 1924 a Omaha, Nebraska. Terzo genito di Marlon Brando Senior, un produttore di alimenti, pesticidi e prodotti chimici, i familiari lo chiamavo Bud per evitare di confonderlo con il padre. L’infanzia di Marlon non fu proprio idilliaca e, a causa di un rapporto complicato e conflittuale con il padre violento e alcolizzato che passava le notti nelle case di appuntamenti, a 9 anni si trasferisce con la madre e le due sorelle in California.
Dopo un divorzio e due traslochi, nel 1937 i suoi genitori si riconciliano e il nucleo familiare si trasferisce ancora una volta a Chicago, Illinois. Come ci si poteva aspettare, Marlon ha sviluppato un carattere ribelle e anticonformista che gli è costato anche l’espulsione da un’accademia militare nel Minnesota.
Ha lavorato come operaio per un primo periodo fino a quando suo padre non ha deciso di foraggiare la sua istruzione. Nel 1943 Brando si trasferisce a New York dalle sorelle e diventa allievo di Stella Adler che, presso l’Actors Studio di Lee Strasberg, lo inizia ai precetti del Metodo Stanislavskij. La Adler ha il merito di aver “domato” il giovane ribelle trasmettendogli l’amore e l’interesse verso la letteratura, la musica e il teatro. In questo periodo all’Actors Studio, Brando si forma e familiarizza con questo metodo di recitazione moderno e innovativo che enfatizza la psicologia dei personaggi e richiede all’attore un’immedesimazione globale nei soggetti.

Debutta così, appena ventenne, a Broadway in I Remember Mama di John Van Druten ottenendo un grande successo di critica. Dopo un po’ di gavetta nel teatro, nel 1951 arriva il grande successo grazie alla magistrale interpretazione di Stanley Kowalski in Un tram che si chiama Desiderio, che gli frutta anche la prima nomination ai premi Oscar.
Da quel momento in poi la sua carriera è decollata e ha ottenuto ruoli iconici come Emiliano Zapata in Viva Zapata! (1952) e Il Selvaggio (1954) dove interpreta Johnny, il capo di una banda di motociclisti. Nel 1954 Marlon Brando si aggiudica l’agognata statuetta nel ruolo di Terry Malloy in Fronte del Porto, dove veste i panni di uno scaricatore di porto, ed ex pugile, che ha rinunciato al suo sogno di diventare un campione e si ritrova lottare contro le vessazioni della malavita. Sempre diretto da Elia Kazan, il film è una denuncia sociale e vince ben 8 premi Oscar.

Marlon Brando: dal grande schermo all’attivismo politico
Da quel momento in poi Brando diventa un factotum del cinema Hollywoodiano e incasella un successo dietro l’altro. I suoi personaggi variano spaziando da Napoleone Bonaparte in Désirée (1954) a Sky Masterson nel celeberrimo Bulli e Pupe (1955), suo primo musical; è ricordato anche per il ruolo di Christian Destl un giovane soldato nazista ne I giovani leoni (1958). Il suo primo decennio di carriera si conclude in bellezza con Pelle di Serpente (1959) di Sidney Lumet.

Tuttavia, negli anni ’60 la sua ascesa subisce una brusca frenata dovuta principalmente al disastroso remake de Gli ammutinati del Bounty (1962) che ha dato l’avvio a un inesorabile declino. In questi anni non azzecca un ruolo, la critica lo prende di mira e le cose non vanno bene nemmeno fuori dal set. Soffre di depressione e passa da una relazione all’altra senza riuscire a trovare una stabilitĂ . Nonostante questo, sono anni di forte fermento politico e sospinto da un personale senso di giustizia decide di prendere parte ai moti del suo tempo. Cofinanzia la campagna elettorale di JFK e il 28 agosto 1963 partecipa alla Marcia su Washington per il lavoro e la libertĂ .
Nel 1968, il giorno dopo l’assassinio di Martin Luther King, diventa un attivista nel movimento afro-statunitense contro l’apartheid. Marlon Brando rilancia la sua carriera nel 1972 grazie a Il Padrino (1972) capolavoro di Francis Ford Coppola, ma credendo fermamente nella libertĂ dei popoli, nel 1973, decide di non presenziare agli Oscar mandando un Apache al suo posto per rinunciare al premio come segno di protesta in favore della causa degli amerindi. Lo stesso anno, ottiene un importante riconoscimento della critica anche per il controverso e conturbante Ultimo Tango a Parigi di Bernardo Bertolucci dove interpreta un uomo di mezza etĂ dissociato e in fuga da se stesso alle prese con la sua inettitudine.

Bello e dannato, una vita in esilio
Marlon Brando non è riuscito a interrompere la catena generazionale e nonostante le opere di impegno civile, come suo padre, ha ceduto all’apatia cominciando ad alcolizzarsi e avere rapporti promiscui. Non a caso, ha avuto 11 figli, cinque di questi con le sue tre ex mogli, tre invece con la sua domestica e altri tre da relazioni extraconiugali. L’odio che nutriva per suo padre l’aveva marchiato a vita ed era forte al punto che, come ha riportato nella sua autobiografia La mia vita (1994), quando ha saputo della sua morte ha desiderato che tornasse in vita per qualche secondo così da potergli spaccare la faccia.
L’insoddisfazione, il senso di perdita, la solitudine, l’amarezza e la rabbia repressa di una vita irrisolta sono i punti nevralgici dei suoi personaggi meglio riusciti. Purtroppo, la sua infanzia infelice e ricolma di traumi l’ha condannato a fare i conti con un accentuato disturbo narcisistico di personalitĂ . Marlon Brando era incapace di fidarsi fino in fondo delle persone e tendeva ad avere un carattere prevaricatore alla costante ricerca di attenzioni.
Questo aspetto contorto della sua identità ha avuto delle evidenti ripercussioni anche nella sua sfera sessuale. Nelle relazioni affettive si dimostrava instabile ed emotivamente immaturo, soffriva di attacchi di panico e ha avuto una serie di problemi di salute legati anche alla sua depressione. Bud era un uomo rude e sensibile che ha passato la sua esistenza in esilio cercando di scappare dal proprio vissuto doloroso per cercare quel nido caldo e accogliente che gli è stato negato dal principio.

Alcuni titoli per imparare a conoscere Marlon Brando
Listen to me Marlon, 2015 (Stevan Riley): in questo documentario inedito è possibile ascoltare degli audio molto intimi che Marlon stesso ha registrato nel corso della sua vita. Si tratta dei suoi pensieri, spesso contraddittori, in merito alla vera natura della recitazione. Come ha costruito il significato del mondo e della vita? Parla di se stesso, di suo padre, di sua madre, dei suoi figli. Teoremi e convinzioni personali, dunque, sulla recitazione, sugli stati uniti e sulla politica, sull’umanitĂ . Infine, affronta anche temi come la meditazione e la psicoanalisi.
Film cult da non perdere:
Un tram che si chiama Desiderio, Elia Kazan (1951); Giulio Cesare, Joseph L. Mankiewicz (1953); Fronte del porto, Elia Kazan (1954); Pelle di Serpente, Sidney Lumet (1959); I due volti della vendetta, Marlon Brando (1961); Il Padrino, Francis Ford Coppola (1972); Ultimo tango a Parigi, Bernardo Bertolucci (1972); Apocalypse Now, Francis Ford Coppola (1979).