“La stanza accanto” di Almodóvar vince il Leone d’Oro al Festival di Venezia


L’ottantunesima edizione della Mostra del cinema di Venezia è giunta al termine. La Giuria premia un tema potente e dibattuto come quello dell’eutanasia. In Italia uscirà il prossimo 5 Dicembre.
“La Stanza Accanto” di Pedro Almodóvar ha affascinato i giudici, conseguendo il Leone d’Oro. La pellicola, la prima in lingua inglese per il regista spagnolo, affronta il dibattuto tema dell’eutanasia, attraverso la drammatica storia di due donne.
Martha (Tilda Swinton), una reporter di guerra si riconcilia con Ingrid (Julianne Moore), una scrittrice di romanzi. Le due amiche di vecchia data vengono riunite dal fato in un momento delicato: Martha, malata terminale di cancro, desidera porre fine alla propria vita ingerendo una pillola acquistata sul dark web.
Ingrid accompagna l’amica in un viaggio verso una residenza fuori città, dove si stabilisce nella stanza accanto alla sua e le rimane a fianco fino alla fine. Quest’ultimo viaggio non rappresenta solamente uno spostamento fisico, ma
anche una transizione spirituale dalla vita alla morte.

Tilda Swinton interpreta straordinariamente il personaggio di Martha, una donna che, nonostante il dolore fisico e psichico da cui è oppressa, lotta con tutte le sue forze per mantenere il timone della sua vita. Martha non è una vittima, ma una donna determinata a liberarsi da un peso divenuto insostenibile. Pure Julianne Moore, nel ruolo di Ingrid, offre una performance magistrale. Ingrid sostiene Martha nel suo percorso, offrendole una presenza forte e rassicurante, piena di empatia.
Nonostante l’intensità della storia, La Stanza Accanto non è un film cupo, ma profondamente umano e toccante. L’opera, pur raccontando una storia di addio, ci ricorda che l’amore può essere presente anche negli atti più difficili e dolorosi, come il supporto a una persona amata nel suo ultimo, difficile viaggio. La vittoria del Leone d’Oro alla Mostra del cinema di Venezia è il giusto riconoscimento per un film che, nonostante la sua innegabile tristezza, sa fare luce sapientemente sui sentimenti più profondi dell’animo umano.

La stanza accanto riflette sul concetto di esistenza
Esplorando il labile confine tra vita e morte, corpo e spirito, il tema dell’eutanasia è trattato con sensibilità, senza banalizzazioni o giudizi morali. L’eutanasia è più che una semplice soluzione alla sofferenza, diventa un potente atto di autodeterminazione. Tuttavia, sia in Italia che nel mondo, continua a essere un argomento molto controverso.
Nel nostro paese, l’eutanasia attiva non è ancora legalizzata, sebbene ci siano stati progressi notevoli: dal 2017, infatti, è stata introdotta la legge sul testamento biologico, che consente ai pazienti di rifiutare trattamenti sanitari prolungati. Molti esponenti politici e religiosi si oppongono perché considerano la vita un bene sacro, senza tenere conto della sofferenza fisica e mentale causata da patologie gravi.
Almodóvar sostiene che il suicidio assistito dovrebbe essere un diritto universale
riconosciuto da tutti i paesi. Il regista spagnolo crede che la libertà personale più alta sia la possibilità di morire in modo dignitoso, e impedire a qualcuno di prendere questa decisione equivalga a negargli il controllo sulla propria vita.
Almodóvar suggerisce che ognuno dovrebbe avere la possibilità di affrontare la fine secondo la propria coscienza, con rispetto e umanità, senza essere influenzato da pressioni o imposizioni esterne. Il regista ritiene che consentire alle persone di scegliere come e quando andarsene sia un gesto di compassione piuttosto che di condanna, in un mondo in cui il dolore può diventare intollerabile.
Almodóvar, attraverso questo film, lancia un messaggio importante: l’eutanasia non dovrebbe essere considerata un tabù, ma un diritto umano. Dovrebbe essere supportata non solo da tutti i governi, ma anche dalle diverse religioni, perché il rispetto per la vita include anche la considerazione per la libertà di scegliere come viverla e come concluderla.

(Chiara Modesti)