Federico Baccomo: Prendere un libro sul serio anche quando è comico

3 Agosto 2015

Federico Baccomo classe 1978 nasce a Milano, dove vive e lavora. Laureato in Giurisprudenza entra in uno studio legale internazionale, ma nel 2007 decide di abbandonare lo studio e di aprire un blog nel quale, con lo pseudonimo di Duchesne, inizia a raccontare in chiave ironica aneddoti e retroscena del mondo professionale milanese, ambizioso e spregiudicato, ma nel contempo difficile e fatuo.
Scelta coraggiosa Più disperata che coraggiosa, sull’onda dello sconforto si prendono spesso delle buone decisioni. “Andrea Campi è un professionista serio. Aveva ambizioni, aveva amici, aveva una ragazza. Ora ha solo prospettive. Lavora fino a notte fonda, mangia pizza e sushi sulla scrivania, vive con un bonsai e parla con il muro. Inizia così una serie di eventi e incontri che investiranno l’immobile routine di Andrea spazzandone via certezze ed equilibri. Tra un privato sempre più a rotoli e la catastrofe lavorativa incombente, Andrea arriverà a fare i conti con la sua vita. L’unica professione per la quale non ha mai sostenuto un colloquio”. Nel 2009 esce il tuo primo romanzo, Studio illegale. Libro moderno, arguto, ironico, di attualità, mai volgare e per niente violento. Questi ingredienti hanno fatto sì che nel 2013 nascesse un film interpretato da Fabio Volo. Ti sei ispirato al tuo passato da avvocato? Sì, Andrea Campi, gli ambienti e le atmosfere del romanzo prendono la forma degli ambienti e delle atmosfere che ho vissuto in prima persona. Ma l’aggancio alla realtà è limitato a quello. Personaggi, vicende, situazioni, rientrato in quella bella definizione di opere di fantasia. “L’avvocato Giuseppe Ilario Sobreroni non ha nessuna crisi, nessuna precarietà. L’avvocato Giuseppe Ilario Sobreroni ce l’ha fatta: ha una famiglia ideale, un solido conto in banca, una carriera in ascesa. Sprezzante e narcisista, l’avvocato Giuseppe Ilario Sobreroni non ha nessuna intenzione di rinunciare alla sua fetta di paradiso. A volte, però, tenersi stretto il proprio posto sulla vetta può richiedere molto più di un po’ di ambizione e qualche riga sul curriculum”. Nel 2011 esce il tuo secondo romanzo, La gente che sta bene. Commedia caustica per raccontare con spietata ironia il ghigno di un uomo che, pagina dopo pagina, ha sempre meno motivi per ridere, di fatti oltre a farci ridere questo libro ci fa riflettere. Nel 2014 nasce un altro film, questa volta nel cast figurano Claudio Bisio, Margherita Buy e Diego Abatantuono. E siamo a due. Di nuovo un libro con protagonista un avvocato, formula vincente non si cambia? In realtà, l’intenzione era opposta, speravo di ottenere il contrario: stravolgere la formula vincente. Dove prima c’era un personaggio amabile, empatico, con un umorismo riconoscibile, ora c’è l’avvocato Giuseppe Ilario Sobreroni, un uomo con i tratti del mostro: arrogante, volgare, egoriferito, pronto alla battuta più sconveniente, l’altra parte dello specchio. “Andy Warhol predisse che in futuro tutti avrebbero avuto quindici minuti di celebrità. Per Nicola Presci, quei quindici minuti sono stati quanto di più emozionante e travolgente si possa immaginare. Autografi, lusinghe sessuali, terrazze del centro. Ora nulla più, a parte i rimpianti. Di che cosa sono fatti i minuti che verranno? Di che cosa è fatta l’oscurità? Nicola non è disposto ad arrendersi. Così, quando gli viene offerta l’ultima occasione perché il suo nome torni a essere urlato, non intende farsela sfuggire e, a costo di scoprire che realizzare il sogno più grande potrebbe significare distruggere tutti gli altri, si inoltra dentro le poche meraviglie e i molti incubi del suo personale e spietato Peep Show”. Nel 2014 esce il tuo terzo romanzo, Peep Show. Non scrivi più di avvocati ma entri nel magico mondo dello spettacolo. Protagonista un ex vincitore del Grande Fratello in crisi esistenziale e professionale che vuole rientrare nella più famosa casa d’Italia perché non si vuole arrendere alla sua situazione reale. Per diventare una Star bisogna abbandonare la propria dignità? Qualche anno fa un attore inglese, Ricky Gervais, alla domanda: “Come si facesse a diventare una star?” rispose: “Basta uscire e uccidere una prostituta” riprendendo un fatto di cronaca che aveva riempito i giornali. Fu una risposta che suscitò parecchie polemiche. Mi pare invece che mettesse in luce come oggi capiti spesso che al talento, al merito, si sostituiscano altri tipi di doti.
