Venezia 75: l’arte incontra l’arte. Magari il nome di Julian Schnabel non dice molto ai più; in effetti non è un regista prolifico, anzi, è uno di quelli che se può, si prende tutto il tempo necessario per rendere un film un vero capolavoro. Egli è un artista a tutti gli effetti. Con un passato da pittore – alcune delle sue opere sono esposte al MoMA di New York, alla Tate Gallery di Londra e al Museo Pompidou di Parigi-, ha vinto la Palma d’Oro e il Golden Globe per Lo Scafandro e la Farfalla nel 2008 e oggi è a Venezia in odore di Leone d’Oro per un film che già dalle prime immagini promette grande entusiasmo.
At Eternity’s Gate, letteralmente “alle porte dell’eternità”, racconta gli ultimi anni di vita di Vincent Van Gogh. È un periodo burrascoso per il pittore olandese; dopo aver lasciato Parigi, si trasferisce ad Arles presso l’abitazione del fratello Theo. Qui, a contatto con la natura, Vincent dipinge alcune delle tele più celebri del suo tempo. Il processo artistico evolve insieme all’amicizia con Paul Gauguin, ma ben presto la nevrosi spinge Van Gogh a gesti estremi tra i quali l’orecchio tagliato. L’incomprensione da parte della popolazione del paese, l’abbandono de “la casa gialla” e il successivo ricovero in un ospedale psichiatrico ci accompagnano alla misteriosa morte a soli 37 anni.