Ostentazione, un vero e proprio peccato capitale. Già gli antichi conoscevano bene il significato di questa parola: vietato scatenare le invidie degli Dei mettendo in mostra troppa ricchezza e benessere. Oggi ostentare è divenuto chic, provocare invidia rende forti e coraggiosi ma non lascia immuni da critiche. La società attuale è sempre più competitiva e capitalistica, fondata proprio sull’immediatezza delle emozioni: tu mi invidi, io non solo esisto ma sono assolutamente cool. I confronti sono all’ordine del giorno e in questo calderone si è completamente perso di vista l’autentico piacere nell’andare a cena fuori, comprarsi un abito o bel paio di scarpe: la verità è che si acquista qualcosa per mostrarlo agli altri più che per vera necessità. Il vuoto creato dal mondo moderno è implacabile, i social network rappresentano un mezzo per uscire dal grigiore dell’anonimato e ricevere like permette di accrescere l’ego oltre misura.
Il gradimento del pubblico spesso funziona come immediato bisogno di rassicurazione. E se talvolta le star esagerano – come Rihanna, bannata da Instagram nel 2014 alcuni scatti troppo sexy -riescono comunque a farsi amare e odiare. Rovesci della medaglia. Se i social danno popolarità e regalano ammirazione immediata, possono generare anche sensi di assoluta frustrazione da parte di chi non possiede né bellezza, né fama e né ricchezza, portando addirittura all’odio feroce nei confronti di un personaggio famoso e mettendo in moto meccanismi di stalking. Kim Kardashian, ad esempio, viene presa d’assalto non appena usa photoshop in maniera più accentuata del solito e non le vengono risparmiati insulti di ogni tipo. L’invidia, quindi, è ben lontana dalla sincera ammirazione ed il limite è davvero sottile da oltrepassare. Come sempre, il buonsenso dovrebbe essere il vero protagonista.