Il maestro del brivido era solito chiamarla con l’appellativo “ghiaccio bollente”, proprio a indicare l’estrema sensualità della giovane Kelly. Sensualità che sprigionava in modo assoluto e intenso grazie anche a una classe innata e una bellezza fuori dall’ordinario. Nel 1955 la futura principessa di Monaco vinse l’ambitissimo premio Oscar grazie alla sua performance ne La Ragazza di Campagna per poi recitare nella pellicola Il cigno (in cui vestì il panni, guarda caso, proprio di una principessa) e il suo ultimo lavoro, Alta Società nel 1956, che segnò il suo ritiro dalle scene dopo il matrimonio con il Principe Ranieri III di Monaco, avvenuto nello stesso anno.
I copioni scritti su misura per lei continuavano a fioccare, ma Grace non accettò più alcun ruolo nel mondo del cinema. La sua propensione al ruolo di moglie e, successivamente di madre, la rese assolutamente convinta della sua decisione di dedicarsi completamente alla famiglia. I tre figli – Carolina, Alberto II e Stèphanie, occuparono i suoi sogni e la sua vita fino al giorno del tragico incidente. All’età di 52 anni l’affascinante bionda protagonista delle più famose produzioni hollywoodiane morì ma, allo stesso tempo, entrò effettivamente nello spazio eterno del mito. Grazie alla sua eleganza, i suoi look e il suo bon ton ha marcato il territorio della diva senza tempo alimentando la favola della ragazza priva di sangue blu (nonostante fosse molto ricca) che corona il suo sogno d’amore divenendo principessa. Il suo stile iconico, il suo portamento regale e impeccabile così come gli accessori ancora attuali che amava indossare hanno fatto di lei una vera e propria musa fashion, tanto da ispirare nel 1935 la celeberrima Kelly Bag, la borsa disegnata da Hermès e che la stessa Grace usava per nascondere il pancione durante la sua prima gravidanza. Fu da lì che l’accessorio prese il suo nome e divenne, negli anni, un pezzo iconico, osannato dalle donne di tutto il mondo. C’è persino una Barbie che indossa il famoso abito nuziale disegnato per lei dalla costumista Helen Rose della MGM. Trentasei anni dopo, il mito continua.