È vero che il Deep web è un territorio di nicchia, occultato, ma rimane comunque accessibile a tanti per via di browser che garantiscono l’anonimato. Quando sei dentro è come ritrovarsi all’inferno: droga, armi, clonazioni di carte, pedopornografia, segreti di Stato, recupero di password e codici di ogni tipo, mandanti ed esecutori di omicidi, di truffe e di documenti falsi. Paradiso di hacker e jihadisti, questo fondale web serviva in passato per scambiarsi informazioni militari, mentre oggi è tra i posti più pericolosi al mondo.
Destreggiarsi negli abissi sommersi è giocare con il male, modellarlo, e credere di averne diritti e competenze per farlo. Si tratta della parte più oscura e malata di noi, che manifestata ci dà prova di quanto possiamo essere mostri e quanto poco umani. Finché migliaia di persone alimenteranno l’illegalità, a discapito della nostra sicurezza, ci distruggeremo. Quando la natura non vuole spazzarci, siamo noi a voler scomparire.